Un convegno dedicato al Sommo Poeta in occasione dell’anniversario dei 700 anni dalla sua scomparsa, organizzato dalla Cattedra Marco Arosio di Alti Studi Medievali
L’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum ha ospitato ad aprile un prestigioso convegno su una delle figure più influenti nella letteratura italiana: Dante Alighieri
Dal 13 al 15 aprile del 2021, presso la prestigiosa aula Master dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, si è tenuto un convegno che ha voluto ricordare l’importanza e l’attualità di Dante Alighieri, un simbolo della cultura italiana nel mondo. È infatti riduttivo definire Dante semplicemente come un poeta e un letterato: egli fu un pensatore a tutto tondo, con una cultura sconfinata, che seppe portare idee e innovazioni in molti campi del sapere, influenzando la lingua e il pensiero per i secoli a venire.
In occasione del pluricentenario dalla sua morte, esperti e studiosi di Dante hanno voluto mettere in risalto alcune delle sue più straordinarie peculiarità organizzando questo convegno in suo onore. Proprio per poter cogliere tutte le sfaccettature di un personaggio così poliedrico, tra i relatori c’erano specialisti di più discipline diverse: letterati, poeti, teologi, filosofi, storici, musicisti, giornalisti e divulgatori, riuniti per omaggiare questo gigante del pensiero e per gettare nuove luci su alcuni aspetti caratteristici della sua opera.
Il convegno si è svolto nell’arco di tre giorni, ed è stato suddiviso in cinque sezioni tematiche: “Il pensiero di Dante e le sue fonti”, articolata in due sessioni; “Dante nel Novecento”; le “Dimensioni dantesche”; “Dante oggi”; e infine “Novità dantesche”.
Ad introdurre il convegno ci sono però stati prima i saluti del Rettore dell’Ateneo, Padre José Enrique Oyarzún, a cui ha fatto seguito il benvenuto a tutti i partecipanti dato da Padre Rafael Pascual, Direttore della Cattedra Marco Arosio, che ha espresso il suo ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile l’evento, ricordando in modo particolare la famiglia Arosio, cui si deve l’istituzione della Cattedra Marco Arosio di Alti Studi Medievali, giunta già al suo decimo anno. Nel suo saluto inaugurale, Padre Rafael ha inoltre presentato le più recenti attività e pubblicazioni della Cattedra.
Il 13 aprile la sessione mattutina è stata aperta dal contributo di Padre Pedro Barrajón con una prolusione dal titolo “Dante teologo”, che ha mostrato una peculiarità della teologia dantesca: ossia, l’essere stata espressa attraverso delle pennellate poetiche, lumeggiata con maestria, nascosta – eppur visibile – tra le pieghe di una metafora o di un’immagine: il contenuto teologico deve essere cercato, scoperto, rinvenuto tra le righe delle opere dantesche. Il modo di fare teologia di Dante, infatti, non è quello dei trattati sistematici, con una statuizione esplicita di alcune verità e dogmi, bensì avviene per velature, e mira a stimolare la curiosità del lettore suscitando in lui il desiderio di una verità metafisica che abbia anche una funzione salvifica, ossia che conduca l’uomo verso il suo fine ultimo, la felicità piena in Dio. Con il secondo intervento della mattinata ha preso l’avvio la prima sessione dedicata a “Il pensiero di Dante e le sue fonti”. Il relatore, Marcello Ciccuto, ha esposto il tema di “Agostino e Dante di fronte alla visio ultima”, illustrando i punti in comune tra il Poeta e il vescovo ipponense. Dante si è ispirato ad Agostino per delineare alcuni tratti del cammino di elevazione dell’uomo verso Dio: lo si nota soprattutto nel magnifico canto finale del Paradiso, dove si giunge al culmine di quel processo durante il quale l’uomo, partito dalle cose sensibili, arriva ora al cospetto di Dio, divenendo lui stesso immagine invisibile del divino. L’intervento successivo è stato quello tenuto da Edoardo Fumagalli, che ha parlato di “Dante e San Francesco”. La domanda che viene posta dal relatore riguarda la vocazione del poverello d’Assisi, e si chiede: da chi è voluta la missione di Francesco? Da Dio, certamente: ma tale incarico è stato affidato a Francesco direttamente da Dio, o attraverso la figura di un intermediario? In Dante si può ravvisare una risposta: nel caso di Francesco, si può affermare che la missione gli sia stata data direttamente da Dio, rivelando così la peculiarità di questo straordinario santo. Successivamente la parola è passata a Don Alain Contat, con un intervento dal titolo: “Il principato politico secondo Tommaso d’Aquino e Dante Alighieri”. Il relatore ha svolto un’interessante analisi comparata del pensiero di questi due grandi autori su una tematica sociale e politica, ovvero sul Principato quale forma di governo. In modo particolare, sono state evidenziate alcune differenze di vedute tra i due: fra le più rilevanti, emerge la concezione del rapporto tra principato politico e principato ecclesiastico. Infatti, mentre per San Tommaso il principato politico deve essere subordinato a quello ecclesiastico, almeno per quanto riguarda le finalità, per Dante, invece, ci dovrebbe essere una totale interdipendenza, pur nel mutuo rispetto di entrambi. Infine, la mattinata si è conclusa con l’intervento di Gianluca Briguglia su “La Monarchia di Dante. Note di lettura”. La sessione è stata ripresa nel pomeriggio e ha visto l’intervento di Giuseppe Ledda su “Dante e il bestiario medievale”. È stato poi trattato il tema de “La povertà della Chiesa nel pensiero di Dante” ad opera di Gianfranco Maglio. Infine, la prima giornata dantesca si è conclusa con Carmelo Pandolfi, il cui intervento su “San Bonaventura e Dante” ha messo in luce analogie e differenze tra loro. Si è focalizzato, ad esempio, sulla figura emblematica di Beatrice: lei marca una differenza tra i due, perché mentre Bonaventura è caratterizzato da un eros cosmico, l’amore di Dante per la Beatrice angelicata è sia cosmico sia personale. Un punto di superiorità di Bonaventura è però segnato nella trattazione cristologica: l’amore umano e molto virile che connota il pensiero dantesco non riesce infatti a cogliere fino in fondo, con la stessa passionalità bonaventuriana, l’amore per Cristo, e soprattutto per il Cristo sofferente in Croce.
Mercoledì 14 aprile sono ripresi i lavori con la sezione “Dante nel Novecento”. La prima relazione è stata a cura di Giulio Ferroni, che ha ripercorso le tappe del cammino dantesco proponendo “Dall’Inferno al Paradiso: itinerari danteschi”: ha così mostrato come l’influsso di Dante nel Novecento non rimase unicamente in ambito poetico italiano, ispirando non solo poeti nostrani come Montale, Zanzotto, Sansolini, Fortini, Caproni e Giovanni Giudice, ma si è diffuso anche all’estero, come ad esempio si può vedere in T. S. Eliot. Inoltre, l’influenza di Dante nel Novecento non si è limitato ai poeti, bensì è stato accolto nelle scuole e nell’educazione della società. A seguire Fabio Pierangeli con “L’ombra di Dante che nominava tutto: incontri e presenze dantesche nella Roma di Pasolini”. Il poeta, saggista e scrittore Davide Rondoni ha poi parlato di “Un tipo dantesco legge Luzi, traversatore della voce del Gran Toscano”. Infine sono intervenuti Carlo Serafini, con “Scritture in articulo mortis. Testori, Dante e i Tre lai”; Isabella Becherucci, con “Per più di un anniversario nel nome delle Rime (Dante, De Robertis, la poesia); e infine Vittorio Capuzza, con “Intorno a un’inedita lettera di Francesco Torraca: la femmina balba (C. XIX, Purg.), ispirazione e aggiunte dantesche”. Il pomeriggio ha visto l’aprirsi della nuova sessione dedicata alle “Dimensioni dantesche”. Mirco Manuguerra, nel suo intervento intitolato “A simposio con Dante: tra i segreti del suo Mangiare per vivere e gli enigmi della Divina Commedia”, ha descritto brillantemente la dimensione del simposio in Dante. A raccontarci le abitudini alimentari di Dante c’è Boccaccio, che narra le abitudini di Dante e le sue virtù nel mangiare. È proprio Boccaccio che ci regala un ritratto di Dante per il quale l’uomo doveva mangiare per vivere e non vivere per mangiare. Silvia Rossetti, Oliviero Resta e Massimiliano Venturelli hanno poi presentato “Il Cammino di Dante, tra beni culturali, artistici e paesaggistici: un passo avanti verso la cultura”. Questo cammino prende l’avvio da un’ispirazione di tipo culturale: ossia, proprio la passione per la Divina Commedia, e quindi cerca di seguire le orme del Poeta tra i paesaggi percorsi, tra l’Emilia-Romagna e la Toscana. A seguire, Rodolfo Papa si è occupato dell’interessante argomento di “Dante e l’arte”. Nel suo discorso il relatore ha presentato una visione panoramica in quattro punti: le immagini che hanno influenzato Dante nella costruzione di alcune parti della Commedia (es. il battistero di Firenze, o il Mosaico del Giudizio Universale a Santa Maria Assunta); la teoria del rapporto di Dante con l’arte; linee generali d’illustrazione della Commedia; e infine, la Commedia come modello artistico. Sempre sulla scia del connubio tra arte letteraria e arti visive, s’inserisce il contributo di Angela Patrono su “Dante e Botticelli: rappresentare l’eternità”.
L’ultima giornata del convegno, quella del 15 aprile, è stata dedicata alle sezioni “Dante oggi” e “Novità dantesche”. La mattina è intervenuto il sacerdote, biblista e compositore Mons. Marco Frisina con un notevole intervento teorico e musicale. A seguire, Giulio d’Onofrio, nella sua relazione “L’altra donna del poeta-teologo”, ha dato una interessante interpretazione di una canzone di Dante dedicata a Vïoletta. In questa canzone monostrofica, dedicata all’amore umano, Dante nasconde un contesto religioso profondo e significativo: ci sono evocazioni alla speranza collegate alla Sacra Scrittura, particolarmente ai salmi. Dante si riferisce alla Scrittura come una manifestazione umbrifera di quello che gli uomini vedranno nella gloria celeste. Questa poesia potrebbe applicarsi anche alla Vergine Maria: infatti, attraverso una dettagliata esegesi dei testi, il relatore ha mostrato somiglianze tra la canzone a Vïoletta e diversi riferimenti alla Vergine, tra cui il Salve Regina, la meditazione attribuita a san Bernardo sulla Salve Regina, la Divina Commedia, e altri scritti dello stesso Dante. Infine, con il suo intervento dal titolo “Aristotele e l’Ulisse di Dante”, Alessandro Ghisalberti ha magistralmente illustrato l’influsso aristotelico in Dante, focalizzandosi poi sull’emblematica figura di Ulisse. La relazione ha toccato molteplici punti di grande interesse: innanzitutto ha rinvenuto la presenza dell’ideale aristotelico nella filosofia di Dante, dopodiché ha operato un confronto tra il viaggio di Ulisse e il viaggio d’esilio di Dante stesso. A questo proposito, l’attenzione è stata posta su di un aspetto particolarmente significativo del viaggio di Ulisse, che peraltro vede una possibile analogia nelle peregrinazioni di Dante, ovvero il sogno della sirena nel canto XIX del purgatorio. In questa prospettiva, il viaggio si fa occasione per diventare esperti del mondo, e nello specifico le sirene sono proprio coloro che hanno, subdolamente, tentato Ulisse con l’affascinante offerta della conoscenza globale. Da una valutazione complessiva del personaggio di Ulisse, per come è presentato da Dante, emerge infatti che egli è bramoso di conoscenza, ed è inoltre un pensatore e un oratore straordinario. Queste qualità lo rendono però anche propenso alla manipolazione di chi gli sta attorno: per questo Ulisse viene definito come un mentitore e uno scellerato. Egli è ingannatore non tanto per il discorso ai suoi ignari marinai, quanto piuttosto per l’inganno del cavallo di troia, per aver tramato ai danni di Achille, per il furto sacrilego del Palladio: lui ha la capacità di far apparire vero e giusto, in nome di nobili ideali, ciò che invece non è affatto vero né giusto, e che anzi va contro a tutti i più nobili ideali. E tutto ciò Ulisse riesce a farlo proprio per la sua astuzia e la sua abilità nel parlare. Il suo si configura pertanto come un “Peccato di lingua”, laddove appunto lui non applica quegli strumenti morali e retorici a cui dovrebbe essere sottoposto il nostro eloquio. Quando, nel suo viaggio, Ulisse incontra le sirene, sappiamo che si lega, per non soccombere alle loro lusinghe: eppure, non è dalle sirene che Ulisse deve difendersi, ma da se stesso, dai suoi stessi desideri e pulsioni interiori, che le sirene non fanno altro che stimolare. Toccando le sue corde più profonde, a Ulisse le sirene promettono la celebrazione di tutte le sue gesta, nonché tutto lo scibile. La relazione ha sottolineato l’importanza di realizzare il desiderio naturale umano di ottenere la conoscenza attraverso l’esperienza: e tuttavia, l’esperienza di Dante illustra il modo con cui poter superare la tentazione che fece cadere Ulisse. Per superare la prova e soddisfare pienamente i suoi desideri l’uomo non può che accogliere la grazia. Alla fine della sessione mattutina è stata organizzata la cerimonia di Premiazione della presente edizione, la decima, del Premio Marco Arosio. Si sono presentati i diversi candidati al Premio con una breve esposizione degli argomenti svolti nei loro lavori. La giuria e il comitato della Cattedra hanno designato e comunicato i tre migliori. Il premio è stato vinto dalla Dott.ssa Francesca Longo con il suo studio dal titolo “A conoscer la prima radice: la concezione dantesca dell’incontinenza nel contesto dell’intellettualismo etico tardo medievale”. Gli altri due candidati che hanno meritato la menzione speciale sono stati la Dott.ssa Laura Pasquini e il Dott. Paolo Andreoni. A questo punto del convegno è intervenuto il Dott. Franco Arosio. Ha salutato i partecipanti e ha espresso il suo compiacimento per la collaborazione tra l’Ateneo Pontificio e l’Università Europea nel convegno su Dante, auspicando che queste collaborazioni continuino in futuro, anche dando luogo a nuove iniziative, come l’approfondimento della filosofia economica medievale, riscoprendo la paternità della Fondazione del Monte di Pietà e quindi del microcredito. Ha ringraziato le autorità delle due istituzioni, così come il Direttore della Cattedra, padre Rafael Pascual LC, e il Prof. Marco Martorana, per la sua organizzazione del convegno. Secondo il Dott. Arosio, il convegno ha offerto un degno omaggio a Dante in questo importante anniversario. In più ha fatto memoria del meritevole contributo di suo figlio, il Prof. Marco Arosio, alla causa di Dante, come la riscoperta dell’importante lavoro del francescano Bartolomeo Da Colle di Val d’Elsa, profondo conoscitore della Divina Commedia. La sessione del pomeriggio ha visto la presentazione del volume “Il desiderio di vedere Dio. Amore e misericordia in Dante” da parte dei Professori Don Samuele Pinna e Franco Nembrini. A seguire, l’esposizione del Dott. Alberto Forni, ex funzionario della Camera dei Deputati. Infine, a conclusione di tutto, il Prof. Costantino Sigismondi ha magistralmente esposto l’astronomia di Dante: ha presentato le fonti astronomiche di Dante e le sue osservazioni planetarie, mostrando un fatto impressionante del Poeta: ossia, la sua capacità di calcolare le date in base alla posizione dei pianeti.
Luca Vettorello
Le sessioni del Convegno sono state registrate e sono disponibili online: Cattedra Arosio – You Tube